BerroAnnotazioni/Tomo2/Libro1/Cap13
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- Cap. 13 Mortificatione fatta In riguardo de! P. Mario al N.V.P. Fondatore e Generale
Non si quietò la passione del P. Mario contro del N.V.P. Fondatore e Generale per l'affronto fattoli, già nell'antecedente capitolo narrato, perchè vedendolo ritornare a casa la medesima giornata, e non restato in prigione, come si era con più persone vantato.
Misse novo fuoco, sempre dicendo che tutti li torti, che se li facevano dalPEm.o Protettore era ad istanza del P. Generale, e non per altro, che per dar gusto al Ser.mo Granduca di Toscana, che lo perseguitava per haver scuoperto le forfanterie et errori della Faustina.
Per il che Mons. Ill.mo e Rev.mo Assessore si teniva obligato in riguardo del sacro Tribunale dell'Inquisitione di protegerlo, e favorirlo con tutte le sue forze, siche per dar gusto al P. Mario, et perchè haveva prese alla mondana le parole dette dal N.V.P. Fondatore e Generale quando nella sacristia di S. Pantaleo li fu detto, che andasse all'Inquisitione, che non denotavano se non un atto di perfetta rassegnatione nel Divin volere, come ogni altro d'interesato può vedere da quelle, che furono: Andiamo che Iddio ci aiuterà, perchè io non ho fatto cosa alcuna contro questo sacro Tribunale, o altre simili parole, le prese dico per un atto di disprezzo, che non stimasse quel sacro Tribunale, né un Ministro sì principale, che ne lo diceva. La mattina donque seguente venne in S. Pantaleo nostro il Notaro della sacra Inquisitione, et fatti adunare in N.V.P. Fondatore e Generale con suoi P.P. Assistenti, il P. Procuratore Generale, et il Secretarlo, intimò a tutti di ordine della sacra Inquisitione che non uscissero dalle loro camere senza espresso ordine del detto sacro Tribunale, et perchè a questa intimatione vi fu anche presente lTll.mo e Rev.mo Mons. Assessore, per quanto mi ricordo essermi stato detto, o almeno supplicò che ne li fusse in suo nome dal medesimo Notaro significato.
Il N.V.P. Generale e Fondatore supplicò sua Signoria 111 .ma e Rev.ma che havendo l'Oratorio attaccato alla sua camera, si compiacesse che egli vi potesse dire la S. Messa, che nel resto sarebbe stato sempre in camera, si stette in questo con qualche perplessità e durezza; ma perchè il N.V.P. ne faceva caldissima istanza, vi si interpose il Notaro del detto sacro Tribunale, e disse, che era gratia, che se li doveva concedere, et in effetto Mons. Ill.mo e Rev.mo Assessore vedendo l'umiliatione e desiderio devoto del N.V.P. Fondatore e Generale, e sentendosi anche dagli altri supplicare della medesima gratia, per non levare tanto bene dall'erario di S. Chiesa, et il sussidio sì grande alle anime del Purgatorio, e tanta gloria a S.D.M. di tanti quotidiani sacrificii, si compiacque di farli la gratia, e mutò il decreto della camera per carcere, in ordinarli a tutti li sopra nominati nostri P.P. che potessero celebrare in chiesa, o Congregatione, ma non uscire di casa senza espresso ordine del sacro Tribunale.
Questa intimatione fu lasciata in scritto, et io l'ho havuta nelle mani, letta, conservata con le le altre scritture sopra nominate, ma non so se sia stata brugiata in questi anni con le altre molte, che han brugiato, con tanto pregiuditio, perchè non vi davano causa alcuna, che li movesse a tale determinatione.
Dopo alcuni giorni concessero che il P. Procuratore Generale potesse uscire di casa per le necessità della cause, e Religione.