BerroAnnotazioni/Tomo2/Libro3/Cap10
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Cap. 10 Privato d'Offitio il P. Ministro di S. Pantaleo
Il P. Ferdinando di S. Geronimo siciliano della città (parmi) di Catania Sacerdote nostro Professo, amicissimo assai del P. Stefano, e della sua persona molto vago, fu in queste nostre turbolenze eletto da detto P. Stefano per Ministro, che così si chiamano nelle nostre Costitutioni li Superiori delle Case, di quella di S. Pantaleo di Roma, e la governò alcuni mesi, come li parve, e conforme la volontà del P. Stefano, il quale per spendere in altre cose, et particolarmente in far donativi, faceva patire di tutte le cose necessarie al vitto e vestito tutti li Religiosi di quella famiglia, per il che vi erano molti lamenti, et egli li rispondeva: La Casa è povera non sì puole pia; chi non ha si proveda, e simili parole. Per le quali risposte, et perchè anche lo vedevano del tuto dipendente dal P. Stefano, era di malissimo occhio visto da tutta la famiglia di S. Pantaleo, quale osservava ogni cosa per liberarsene. Venne alli Padri la palla a gioco, come si suol dire, e la giocarono conforme al loro desiderio, cioè, si scordò il detto P. Ferdinando Ministro di far leggere nel tempo debito non so che decreti soliti leggersi per ordine della felice memoria di Papa Urbano 8, per il che il detto Sommo Pontefice dichiara che li Superiori che non li fanno leggere in detti tempi, restano privi della dignità che tengono.
Con questo li Padri di casa uniti, dandone parte del mancamento commesso dal Superiore all'Em. Sig. Cardinale Ginetti Vicario di N. S., levarono l'obedienza al P. Ferdinando, e la diedero al P. Francesco della Nuntiata Sacerdote più antico di quella famiglia, uso antico della nostra povera Religione che mancando il Superiore di casa per qualsivoglia causa, si ricorre al Sacerdote più antico di casa, e questo tiene la vice del Superiore locale sino a tanto che li Superiori Maggiori ordinino altrimente.
Di questa cosa se ne disgustò assai il P. Pietrasanta Visitatore Giesuita, et il P. Stefano, ma perchè la cosa stava in mano dell'Ermo Vicario non poterono fare altro, se non che ascriverla a temerità et a disubidienza, et affronto alli Superiori Supremi, come se fosse fatto in onta della Sac. Congregatione delli Emi Sig. Cardinali deputati, e però alla Santa Sede Apostolica come quelli che da ogni cosa volevano cavar veleno per attossicare il N.V.P. Fondatore e distruggere la Religione, come più a basso si vedrà chiaramente.
Voglio qui aggiongere, il fine che fece il detto P. Ferdinando perchè si sappia che huomini elegevano alli governi il R.mo P. Visi-satore Giesuita e P. Stefano.
Questo P. Ferdinando dopo il Breve di Papa Innocenzo X di gloriosa memoria della nostra redutione, ottenuto, credo, un'altro con licenza di mutare habito andò agli hebrei del getto (sic), e li vendè il nostro santo habito per poco più di due scudi, et con altri danari che presso di se haveva si vestì l'habito di Prete seculare, e fu il primo che facesse tale mutatione, e tornandosene a S. Pantaleo, credendosi di trovarvi come prima habitatione li fu detto da Padri: Nescio te, e fu rigetto come meritava. Tanto ho saputo di chi era presente, et confirmatomi dal medesimo Ferdinando, che poi si fece Capelano della Religione Gerosolimitana.