BerroAnnotazioni/Tomo2/Libro1/Cap01

De WikiPía
Revisión a fecha de 17:32 27 oct 2014; Ricardo.cerveron (Discusión | contribuciones)

(dif) ← Revisión anterior | Revisión actual (dif) | Revisión siguiente → (dif)
Saltar a: navegación, buscar

Tomo2/Libro1
Tema anterior

BerroAnnotazioni/Tomo2/Libro1/Cap01
Índice

Tomo2/Libro1/Cap02
Siguiente tema


Aviso OCR

Este texto ha sido obtenido por un proceso automático mediante un software OCR. Puede contener errores.

Ver traducción en Castellano

Cap. primo Chi fusse II P. Mario di S. Francesco

Credimi lettore mio, che non è fuor di proposito dar principio a questo secondo tomo, conforme dice il titolo di questo primo capitolo perchè la base delle calamità che qui si scriveranno, hanno tutte tutte havuto il loro principio dalle astutie, e machine di questo huomo.

Sapi che il P. Mario di S. Francesco, nel secolo detto Mario Sozzi, nacque nella città di Monte Pulciano in Toscana, egli diceva essere di famiglia nobile, et veramente nominava, e visitava alcune persone di qualità per suoi parenti; io però che seco da questi Signori sono andato più di una volta in Roma non mi pareva che per tale lo trattassero, et mi è stato riferto d'altri de' nostri, che etiam in Toscana da chi esso nominava per parente ne pur per tale dimostrava di tenerlo; con tutto ciò sia come si voglia egli andò in Napoli, ove per sostentarsi si pose a servire una persona cieca, quale era o procuratore o avvocato in Vicaria, et il conduceva per il tribunale dove li faceva bisogno, come si guidano li ciechi; stette a questa servitù per qualche tempo, nel quale prese conoscenza di un de' nostri detto fratello Pietro del Sassolo, che serviva in quelle nostre case per economo, o procuratore. Da questo fu introdotto dal P. Provinciale, che era il P. Pietro della Natività primo compagno del N.V. P. Generale e Fondatore.

Dopo qualche tempo di prova li fu dato l'habito nostro del 1630 a 19 maggio, et a suo tempo fece la sua professione, e parmi che li fusse dispensato sopra il biennio del novitiato, stante che si faceva stretto parente dell'Em.o Sig. Cardinale Cenuri, et perchè come vulpe fingeva molto la divotione, e si vendeva per huomo di grande mortificatione, se bene era il roversio della medaglia.

Basta (professò del 1631 a dì 8 giugno in Napoli)[Notas 1] al mio ricordo, stava in Roma per portinaro del novitiato nostro a Monte Cavallo, et una sera che per occasione del processo di Beatificatione del nostro Abbate Landriano ci eravamo trattenuti di note in palazzo da Mons. Ill.mo Tegrimi con il P. Nicolò del Rosario et io, nell'arri-vare alla portaria di detto novitiato nostro vi trovamo nascosta fra la valva della porta, e cancello una giovinetta di partito assai vistosa, della quale noi due non ci eravamo accorti perchè non parlava, se sonato il campanello non arrivava il detto Mario Portinaro con il lume; si interrogò in effetto che faceva, disse, che aspettava un suo fratello, o marito che era andato alla Madonna della Vittoria per non so che, e che quasi era tirata ivi per non esser vista da chi passava.

Fu da noi riferto il tutto al Superiore, fu pigliato il fatto come ella riferiva, ma Iddio sa quello che era per l'esiti seguenti. Il detto Mario fece istanza d'esser levato dalla porta dicendo, che quella era una trapola che li voleva tendere non so che persona, che egli nominò, Iddio sa il tutto. Fui io mandato dal N.V. P. Fondatore e Generale per Ministro delle Scuole Pie di Poli del 1634, vi trovai il detto P. Mario di famiglia, e succedendo una differenza fra il Parroco e noi, poiché quello voleva benedire le palme nella nostra chiesa, il P. Mario sempre tenne la parte del parroco, e delli Signori che erano uniti fra loro, essendo contrario a' nostri, et in mandandolo io a Roma ad informare li miei Superiori egli contò il fatto come li piacque. Nella proprietà, e gola era molto dato, non si sapendo come facesse in trovar robba, e danari, et quando non haveva che ruminare, masticava sempre carta.

Nella casa di Poli io li trovai per più scudi di cose di divotioni, e fetucce, e cose simili. Si scusava d'haver licenza, e però ne avvisai li miei Superiori e ne fu esso ripreso per la gran quantità che ne haveva.

Con tutto ciò andato in Firenze faceva peggio, servendosi del confessionario per botega d'ogni cosa, facendo in questo, e nella camera mille nascondigli, tenendovi confettioni, paste, marzapani, e di ogni altra sorte di robba mangiativa, e fetuccie, et altri regalli per ogni sorte di persone.

Tornato in Roma se li trovò in camera mille spropositi, non solo de conci di donne di grande spesa, ma trezze di capelli, specchi e cose simili indegne di stare in camera di persona Religiosa, e scalza come siamo noi, et che riabbiamo fatto voto di somma povertà. Dove le trovasse, o dove pigliasse il danaro per comprarle non si sapeva.

Hor questo huomo poi andava sindacando le attioni del governo del N.V.P. Fondatore e Generale, e come inquieto suscitando risse, e sisme contro il detto V.N. P., e nelle nominate nell'altro tomo vi si trovava quasi sempre esso, et il tutto sotto pretesto di zelo, e di miglior governo della povera nostra Congregatione. La madre sua

più volte ha detto a diversi de' nostri, che esso non li era figlio per li mali costumi che sempre faceva, et che bisognava che la balia gli l'havesse cambiato.

Notas

  1. E' una aggiunta marginale