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- Cap. 37 Travagli occorsi nelle Scuole Pie di Firenze
In questa casa nostra delle Scuole Pie di Firenze non vi sarebbe stato che deplorare, se letto in Roma il Breve di Papa Innocenzo X reduttivo di Religione in Congregatione, li nostri Religiosi fossero stati nel loro posto, senza andare in altre parti, come fecero alcuni che partirono per Napoli e per altre parti, mercè l'affetto della loro patria.
Queste partenze de' nostri da Firenze furono di non poco disgusto al N.V.P. Fondatore e Generale, come quello che, essendo sempre stato gratissimo a tutti quelli che proteggievano l'Istituto nostro, desiderava grandemente di servire con ogni puntualità il Ser.mo Granduca e tutti quelli Ser.mi Principi che con tanto affetto havevano sempre amato e protetto la Religione delle Scuole Pie, come se fosse stata cosa loro propria.
Et io tengo per certo, che S.D.M. mantenesse sempre quella casa, et la provedesse quasi miracolosamente delli sogetti necessarii per mantenere l'Istituto, per l'affetto et continue orationi che per quella faceva quell'anima santa del N.V.P. Fondatore e Generale, come si vedrà più a basso.
Dell'Ill.mo e R.mo Arcivescovo Nicolini non possiamo se non lodarcene molto, molto perchè né publicò il Breve, né fece atto alcuno di giurisditione, lasciando li nostri Religiosi nel loro stato regulare, essente dalla giurisditione dell'Ordinario, aiutandoli anche in tutto quello faceva bisogno, et però potevano li nostri starsene in Toscana con ogni quiete. Il demonio inimico della pace, et unione fraterna pose ad alcuni nel cuore di andare alla patria un desiderio tanto ardente, che sebene per altro eran molto riverenti al N.V.P. Fondatore e Generale, con tutto ciò in questo non lo compiacquero partendosi di Firenze contro sua volontà, anzi con suo disgusto. Ad altri diede tal timore della mancanza delle cose necessarie, con l'operatione che con lettere li somministravano li aderenti del P. Mario et P. Stefano destruttori, che si risolverono di andarsene alle case paterne per mezzo del Breve che li concedeva il Sommo Pontefice Innocenzo X, come in effetto fecero molti, per il che la casa si trovò molto scarsa di Religiosi.
Né qui si fermò il demonio, ma procurando d'acquistare la perfetta vittoria della cominciata impresa, seminò nelli restati (quali erano sufficienti però per le scuole) una superbia fina, di volere che il Superiore della casa li servisse per ombra di Superiore, ma in effetto per vero servo. E però conclusero un monopolio fra loro Maestri di non fare se non quello, che ad essi fosse piaciuto in ogni cosa, sì nell'essercitio delle Scuole Pie, come anche nelle cose domestiche di casa, il tutto per far conoscere che il P. Superiore haveva bisogno di loro, e non essi.
Questo monopolio servì al demonio molto al suo desiderio, e come a punto per disegno della sua fabrica, perchè non potè star nascosto fra noi soli, e dentro li limitari della casa nostra, però si sparse fuori con mal essempio de prossimi. Del che avvisato il N.V.P. Fondatore e Generale scrisse (seben mi ricordo) al Superiore di casa, che vedesse di darvi rimedio con ricorrere a Superiori suoi per aiuto, et ovviare a scandali, che potessero da tale libertà succedere.
Ricorse il P. Superiore (parmi al R.mo Vicario Generale che: era un tale Abbate Rinuccini) et saputo ciò dalli accordati Maestri, fra essi appuntarono la mattina, che volevan partire senza prima dire una minima parola al P. Superiore come in effetto fecero.
Era già sonato la scuola quella mattina al suo solito tempo, quando che adunandosi li scuolari, comparvero li Maestri vestiti da. secolari al P. Superiore licentiandosi da esso con malissimo termine, usciron di casa. Restò il povero P. Superiore per una cosa successa così all'improvisa tutto perso e confuso, per non haver modo alcuno da remediarvi, essendo restato esso solo con due o tre fr.lli laici, inabili per le scuole.
La Maestà divina per far conoscere la sua previdenza, e quanto li sia grato questo santo Istituto delle Scuole Pie, appena usciti di casa li già spogliatisi, giongono in casa nostra tanti de' nostri Religiosi professi senza che uno sapesse dell'altro arrivati in Firenze, che si benedisse S.D.M. e saputo dal Superiore di casa la partenza delli altri, e la estrema necessità delle Scuole Pie, stracchi come invigoriti da Iddio, e prendendo dalla carità le necessarie forze intrarono nelle Scuole Pie, con stupor estraordinario delli Scuolari, e del vicinato che vidde in un punto mutati tutti li maestri, e compite le Scuole Pie abbandonate dalli primi.
Saputosi il caso dal Ser.mo Granduca, e dalli Ser.mi Prencipi fratelli, e Cardinale zio, come anche da tutta la città stupirono della singolarissima providenza divina nel mantenere le Scuole Pie in quella città, e sempre più ne restarono affettionati e diffensori. Non minor gratia e divin favore del sopra nominato, sarà il seguente, anzi parmi più stupendo, se bene non così subbitaneo.
Confesso però io, per prima non sapere di questi due casi quale succedesse il primo, né quale fosse la causa di un simile motivo, e però me la passo brevemente e rimetto il tutto a chi meglio e più diffusamente lo potrà scrivere.
Nella medesima nostra casa di Firenze (non so per qual causa) successe che restasse solo per qualche giorni, e forse settimane un nostro fr.llo laico Gio. Batta di S. Bonaventura professo di voti solenni, di natione francese, di professione cuoco, e di qualità naturali semplicissimo. Hor S.D.M. diede tale gratia a questo semplice nostro fr.llo, che provide alla chiesa di sacerdoti forastieri per ogni necessità, et se bene non si facevano le Scuole Pie, diede al Ser.mo Granduca, et ai suoi Ser.mi fratelli tale compassione verso noi tutti che punto non se ne sdegnarono, né infiachirono il protegerle; e perchè in modo a me incognito non molto dopo vi giunsero alcuni de nostri Religiosi sacerdoti e clerici et operari, si rimisero le Scuole Pie, e sempre poi sono perseverate, senza mai più succedere tali sinistri, e l'Altezze loro Ser.me e tutta la nobiltà, ne sono sempre restate affettionatissime, e diffensori potentissimi.
So che in detti accidenti vi furono all'improviso una volta il P. Vincenzo Maria della Passione, che sebene andava a Savona sua patria per spogliarsi con tutto ciò visto tale necessità vi si fermò per qualche mesi; vi venne anche all'improviso un'altra volta che fu di ottobre 1649 il P. Nicolò di S. Gioseppe luchese con un altro sacerdote detto Gio. Evangelista di S. Gioseppe gienoese, che essendo stati a Roma per loro divotione, nel ritornare in Genoa li occorse trovarsi in Firenze in uno di detti accidenti, et per aiutare la detta casa vi si fermarono una gran parte dell'anno.
Quello che poi fu la base della quiete delle Scuole Pie di Firenze fu il P. Pietro della Nuntiata hora Assistente Generale di natione bresciano, quale mantenne poi sempre la detta casa con ogni splendore, e fu gratissimo a quelle Ser.me Altezze, e venne anche in Roma per cooperare al publico bene di tutta la nostra Congregation,e con lettere molto potenti di detti Ser.mi Principi.