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- Cap. 30 Morte dell'Infelice P. Mario
Non so come darvi principio a questo capitolo ultimo della vita del P. Mario di S. Francesco di Monte Pulciano in Toscana, sì inquieto religioso, e crudo persequtore del suo supremo Superiore, e N.V.P. Fondatore Generale Gioseppe della Madre di Dio de' Chierici Re-gulari Poveri della Madre di Dio delle Scuole Pie. Non so dico dar miglior principio a questo capitolo che da queste parole.
Li Sig. medici per fine ordinarono al detto P. Mario che si cibasse di serpi fatti morire nel vino, e di quello bevesse: Aih vae, vae. Non voglia Dio, che si come di qui esso mangiò serpi, hora non si faccia il latino per passivo. Vae, vae.
Queste precise parole mi furono scritte da chi fu presente.
Nulla giovando al P. Mario sì gran remedii, se li inar.... in sì fatta maniera tutto il corpo, e se gli stravisò in tal guisa la faccia, che inducendosi tutta d'un pezzo non si poteva più in modo alcuno voltare, né movere.
Hor vedendosi in tal termine ridotto, mandò a chiamare per il P. Gio. Antonio suo secretano, e dell'istessa classe suo molto intrinseco, il P. Pietra Santa Giesuita Visitatore Apostolico, il quale era andato fuor di Roma con occasione di non so che visita sua particolare di persone sue private, e non della nostra povera Religione. Il quale subito venne, e trovato il P. Mario in sì lacrimoso stato, mostrò sentirne quella compassione, che si può ognuno imaginare, et con amorevoli parole procurò di consolarlo.
Il P. Mario li rispose: Io non havenào speranza di vita la supplico che non si scordi del P. Stefano degli Angeli, il quale morendo io temo molto che non sia per patire qualche grave smacco, se ritorna. al governo il P. Generale, per essere stato mio molto familiare e consigliere. Si dice, che il P. Mario facesse un altra simile raccomanda-tìone a Mons. Ill.mo e Rev.mo Albici Assessore a favore del detto P. Stefano, e Mons. li rispose, che stesse pure sicuro che non have-reKo :vo permesso che patisse in modo alcuno, anzi che l'haverebbono aiutato e fattolo suo successore.
Havendo saputo il N.V.P. Fondatore e Generale lo stato in che si trovava il P. Mario, scordatosi di quanti incontri da lui haveva ricevuti, spinto dalla sua accesa carità et humiltà grande, andò e li fece sapere, mandandoli a dire che se havesse havuto a gusto, e se si fosse contentato era andato per visitarlo.
Al che rispose il P. Mario (e dalla risposta si conobbe, che se bene haveva perso le forze, e la vita, non haveva perso ancora la malignità, e l'avversione che li portava) che non occorreva scomodarsi, rispose. E non volse essere veduto dal suo Generale e Padre. Stette in questa maniera immobile alcuni giorni, nel quale tempo dicono che si confessasse dal suo P. Stefano, e se bene pregò il P. Pietro della Natività, che l'haveva vestito, che li assistesse, come fece, per alcuni giorni, da lui non ricevè mai alcun sacramento, come asse-verantemente mi disse il medesimo P. Pietro, che soggionse, di non sapere, né haver visto che si sia né confessato, né communicato d'alcuno.
Lasciò alcuni baulli e casse con non so che robbe dentro a Mons. Ill.mo e Rev.mo Assessore. Finalmente stando così immobile, raccomandandoli l'anima il detto P. Pietro, spirò il P. Mario di S. Francesco atti X del mese di novembre 1643 nel colegio Nazareno, et andò avvanti al Giudice eterno, che non ha bisogno d'Assessori per giudicare.
Che il P. Mario morisse in detto giorno la sera lo dice il R.P. Pietra Santa in una delli XI novembre 1643 in queste parole.
« E' piaciuto a D.S.M. di chiamare hier sera a se il P. Mario di S. Francesco con quei sentimenti delle cose celesti, che in ogni buon Religioso desiderar si possa etc. ».
Il P. Stefano degli Angeli afferma l'istesso in una sua delli X novembre nella quale dice: « E' piaciuto a N.S. hoggi chiamare in Paradiso il nostro P. Mario di S. Francesco con quei sentimenti di S.D.M. che hanno quelli, che sono stati alla cura dell'anima, e del corpo. V.R. non mancherà di far celebrare a tutti li sacerdoti di co-testa casa tre Messe per l'anima sua, e li fratelli faranno la commu-nione et altri suffragi per l'anima sua, e me ne daranno avviso ». Considera in questa tratta se stesso Superiore et il P. Mario come Generale.
Conferma l'istessa morte il P. Alessandro Gottifredo del Seminario Romano in una che scrive a me alli 12 novembre 1643, in queste parole: « Haverà saputo la morte del P. Mario; piaccia a Dio, che queste loro cose piglino aggiustamento stabile, come ne lo prego ».
Di questa morte il N.V.P. Fondatore Generale non scrive né fa mottivo alcuno, perchè in Dio stava fisso il suo pensiero.
Morto che fu il P. Mario fu sparato, e li trovarono l'interiora cotte a punto, come se fossero state allesse in un caldaro, et il cuore tanto piccolo e ristretto, che quasi haveva persa la sua forma di cuore.
E perchè esso prima di morire haveva pregato il P. Pietro che lo seppellissero di notte senza farlo vedere ad alcuno, così fecero facendolo portare a S. Pantaleo, e senza esporlo in chiesa, lo sepellirono nella sepoltura iper contro la capella de santi Giusto e Pastore.
Nota lettore. Si vergognava di esser visto morto così deforme di corpo da noi mortali, et non si atterrì d'andare avvanti al Giudice immortale senza prima riconciliarsi con il suo Padre spirituale Nostro Fondatore. Heu, heu.