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- Cap. 27 Come si portò I! N.V.P. Fondatore e Generale in questi travagli
Vorria io per stendere questo capitolo particolarmente havere lo spirito e dottrina del gran P. San Bernardo per porre quello tutto, che si puole, et è necessario per far conoscere la patienza, humiltà e rassegnatione al divin volere, che haveva il N.V.P. Gioseppe Generale Fondatore in questa sua sì grande mortificatione, humilia-tione e disprezzo suo proprio, e de suoi veri figli in Xpo, perchè faria stupire il mondo tutto; scriverò con tutto ciò al meglio che saprò la verità del fatto.
Mai si lamentò né in scritto, né in voce sempre dicendo: Lasciamo fare a Dio; procuriamo di conoscere e seguitare la volontà di Dio; l'oratione deve essere il nostro refugio la nostra consolatone; dalle mani di Dio, e non degli huomini, si hanno da ricevere queste cose; è gratia singulare quella, che ci fa Iddio in castigarci in questo mondo, per perdonarci nell'altro. Simili altre cose scriveva e diceva in quel tempo. Non procurò mai per se alcun favore; non volse mai parlare né con l'ambasciatore di Spagna, né con altri Pren-cipi, che potevano assai, e si li essibirono per la sua persona; né fare da se diligenza alcuna terrena per sua diffesa.
Riveriva et ohediva gli ordini non solo del R.mo P. Visitatore Apostolico, ma anche del P. Mario con ogni essatezza, e del P. Stefano. Non si lamentò mai che li fossero levate le lettere che li venivano di fuora, né impedite, trattenute e prese le sue che scriveva ad altri de' nostri o secolari, e di più come burlandolo gle lo dicevano.
Non si condolse che li fosse levato il suo Secretano, né ricercò che li fosse lasciato. Non mostrò alcun travaglio, quando li levarono li libri della Religione, tanto publichi quanto privati.
Non disse cosa alcuna, quando stracciarono il libro del Fondamento della Religione, nel quale stavano notate tutte le professioni fatte dal tempo che Rapa Gregorio XV la fece Religione sino a quell'hora.
Non fece difficultà, quando li levarono il cuore del N.V. Servo di Dio Glicerio Landriani. Non si ricchiamò, né fece cenno alcuno, quando intendeva che era prohibito l'andare alla sua camera e mortificati, et etiam scacciati da Roma quelli che vi andavano.
Non si alterò mai, quando il medesimo P. Mario l'inculcava di qualche cosa, rispondendo solo: Iddio giudicherà fra noi due.
Li furono mandati da un Principe circa cento scudi perchè se ne aggiutasse per una diffesa, con larghe altre offerte. Il N.V.P. Fondatore e Generale ringratiò S. Ecc. della limosina, et offerte, e portò subito tutto il danaro al P. Mario, che lo pigliò con molta allegrezza, né gli offerse un quatrino. Ma il santo vecchio humiliandosi esso gli disse: Dalli nostri di fuori mi sono spesso cercate delle ima-gini, se li paresse bene darmi qualche cosa per comprarne un poco, che non ne ho più. AlPhora il P. Mario li disse: Tenete, et sopra la mano li contò alcuni giulii, dicendo: Uno, due, tre, quattro etc.
Quando gionse al numero di vinticinque, il santo Vecchio nostro disse: Bastano, e senza farli altra offerta lo licentiò.
Di questi danari il P. Mario se ne fece una risata per prima con tutti li suoi aderenti, poi se ne servì contro il medesimo N.V.P. Fondatore Generale e della Religione, con far donationi per mantenersi il posto, et avvanzarsi sempre più se poteva, et anche fare delle ri-creationi a' suoi partiali.
Non solo il N.V.P. Fondatore riveriva et obediva esso il R.mo P. Visitatore e P. Mario, ma anche scriveva a tutti che facessero prontamente et essatamente l'istesso. Però in conformità di questo voglio io qui -porre alcune particole di lettere scrittemi da esso stando io in Napoli.
A 4 luglio 1643 - « Se V.R. mi scriverà i suoi bisogni, io conforme potrò, e con l'ordine, e col consiglio vedrò di aiutarla ».
A 18 detto - « Se V.R. potesse haver patienza per tutta questa estate di sopportare la carica, che ha, se però altro non ordineranno questi P.P. Assistenti, lo giudicherei ben fatto, per non dar che dire ».
A 31 detto - « Procuri però V.R. (se da questi P.P. non haverà ordine in contrario e a quali può ancora scrivere in che stato ha trovato cotesti novitii, se non gle ne havesse scritto) che attendino prima a quello che più importa, cioè alla perfetione religiosa nel che mi rimetto alla prudenza sua etc. ».
Lettore considera l'umiltà di questo gran Servo di Dio.