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- Cap. XXIV Di alcuni rumori sucessi dopo il Cap. Generale 1637
Il seminatore delle zizanie, dico il demonio, svegliò di novo alcuni de' nostri fratelli Laici, che si erano quietati con il Decreto fatto dalla Sacra Visita, come sopra narrato che il Breve Apostolico non li suffragasse per ascendere allo stato clericale, et come a me stesso disse il capo de pretensori, al quale fu detto che o si quietassero, o che uscissero di Religione, egli mi rispose: Noi habbiamo procurato, e domandato questa gratia, se poi non ce la vogliono concedere, haveremo patienza, e non vogliamo inquietarci per questo e si partì da me sodisfattissimo. Et io riferii al V.N.P. Fondatore e Generale et PP. Assistenti che me li havevano fatto dare simile imbasciata, la risposta, del che se ne rallegrarono.
Ma pochi mesi passarono che essendosi ottenuta per li due già ordinati sacerdoti la dispenza e concessoli il luogo della loro professione, procurarono di solevare gli altri loro pari, e con favori, et per via di un Avvocato religioso spogliato, che stiracciando, come si suol dire il Breve Apostolico, et il Decreto della Sacra Congregatione vi trovò non so che d'attaccarsi, et fece dare altra supplica alla Sacra Congregatione della Visita con dire che havevano professato prima delli 21 anno, conforme ordina ne suoi Decreti la fel. man. di Papa Clemente 8, e che per questo capo eran chierici e non laici. Al quale punto la Sac. Congregatione diede orecchie, tanto più che li fautori erano assai, et con diverse strade li detti fratelli laici (e Dio sa in che modo) procuravano et havevano danari per fare regalli, e buone paghe alli loro Procuratori et Avvocati.
Si seppe questo novo disturbo per le Provincie della nostra povera Religione con grandissimo disgusto, e cagionò non poca inquietudine, et si determinò di mandare Procuratori de' nostri in Roma, e furono eletti, et con li debiti recapiti inviati in Roma. Et io che ero stato dopo il Capitolo Generale mandato in Napoli per Ministro della nostra casa della Duchesca, fui eletto a questo carico, insieme con il P. Gio. Luca della B. Vergine. Gionsimo in Roma il sabato della Domenica,in albis, fussimo amorevolmente ricevuti dal N.V.P. Fondatore e Generale, e da lui seppimo come passava, e che in casa propria erano stati posti in questo ballo, ma che sperava che dovesse riuscire ogni cosa a maggior gloria di Dio et quiete della povera nostra Religione.
Fussimo dal Sig. Cardinale S. Honofrio capo della detta S. Congregatione, e da Mons. Rospiglioso fiora Em.o Cardinale, et vidimo che la S. Congregatione era assai bene impressionata a favore de' fratelli, et che vi volevano molto potenti scritture et favori per superare la loro opinione. Se ne diede parte alle Provincie, si fece scrivere in jure da valentissimi sogetti si presentarono alla S. Congregatione procurando di fare sempre le cose con saputa del N.V.P. Fondatore e Generale. Il quale si affligeva vedendo di non potervi rimediare così presto come si credeva.
Essendo finalmente stati in Roma più d'un mese, e vedendo che le cose erano per durare anni il P. Gio. Luca, et io ce ne tornassimo a Napoli il giorno dell'Ascensione del Signore per di là dare quell'aiuto possibile e quietare tutti.
Fu preso per mezzo termine dalla S. Congregatione che si domandasse dal Sommo Pontefice un Cardinale Protettore, e si hebbe la gratia, e fu concesso l'Em.o e Rev.mo Cardinale Alessandro Cesarmi Principe romano devotissimo del nostro S. Instituto et affettio-natissimo al N.V.P. Fondatore e Generale. Il quale si prese per suo Vice Protettore Mons. Ill.mo e Rev.mo Sebastiano Gentile hora Vescovo di Terni.
Fecero diverse Congregationi sopra li affari della nostra Religione particolarmente per il disturbo che davano li fratelli Laici, e vi fu scritto dalli migliori Avvocati di Roma a favore della Religione essendo che li medesimi Laici vedendosi esclude dal loro pensiero posero in campo un altro spropositato motivo, con dire che le Professioni loro e di altri ancora erano nulle per non ci essere fatti li scrutimi, prima d'ammetterli alla Professione, come dicono le nostre Costitutioni e li Decreti Pontificii, e molto più quelli che fecero le prime Professioni, essendo che il V.N.P. Fondatore e Generale, con suoi 4 Assistenti soli havevano il voto, et questi erano divisi in più parti fra le case della nostra povera Religione, e però non potevano fare scrutinio di chi ammettevano alla Professione.
Per il che dopo diverse considerationi e Congregationi si hebbe dal Papa un Breve che dichiarava valide tutte le Professioni, come in quello si può vedere, e nelle medisime scritture, che devono essere nell'Archivio Romano di casa nostra dove io le conservai, con molte altre di gran momento, che sono state in questi anni brugiate con molto pregiudizio di tutti perchè vi erano cose importantissime per il Processo e Beatificatione del N.V.P. Fondatore e Generale e per fare le Croniche nostre, et io con molta diligenza le havevo raccolte e conservate per molti anni, essendo li originali di quanto haveva fatto il P. Pietra Santa Giesuita, et anche l'originali di quanto era successo con il tribunale del S. Offitio in Roma, et il Processo del P. Mario in Firenze. Cose che mai più si possono havere, e si hebbero di propria mano da l'Em.o Albici in quei tempi Assessore del S. Offitio e ne le diede perchè le conservassimo dopo che conobbe essere stato ingannato in quello che li havevano fatto fare contro il V.N.P. Fondatore e Generale. Le han brugiate li nostri dal 1659 in qua, tengo perchè vi erano notati essi in qualche cosa come aderenti alli distruttori della povera nostra Religione. Il principale de quali (perdonami lettore se così scrivo perchè io che le ho viste e lette so di quanta gloria erano a S.D.M. et al N.V.P. Fondatore e Generale, e per conseguenza a tutta la Congregatione nostra, et al mondo tutto se le havesse lette) il principale de quali, soggiongo, di chi le bruggiò, pochi mesi dopo cascò in una infermità di idropisia, et con altri malanni, e se bene vi si fece quanto la medicina insegnava, con tutto ciò morse, havendo prima domandato perdono a tutti di quello, che li havesse potuto disgustare, et alli lontani.
In queste scritture da me conservate potendosi vedere minutamente ogni cosa le lascio a chi haverà più talento in unirle.
Scrisse il detto Em.o Protettore a diversi delli nostri et a me particolarmente dimostrando il suo affetto per la quiete della Religione parendoli convenevole di ordinare alcuni delli Laici dichiarandoli per prima clerici, in riguardo di haver professato prima delli 21 anno conforme ricercano li Decreti di Papa Clemente 8; ma perchè se li era risposto che detti Decreti non danno per nulle le Professioni, ma mortificano li Superiori che li ammettono, e molto meno li dichiarano clerici, e che però non li suffragavano per essere clerici, S. Em. scrisse a me del tenore che qui sotto porrò<ref group='Notas'>Commento a margine: « male narrat »</ref>.
Finalmente S. Em. nel 1640 hebbe un Breve Apostolico nel quale si dichiarava che tutti li fratelli Reclamanti che havevano Professato prima delli 21 anno fossero chierici, et passando all'esame in Roma si potessero ordinare etc. sacerdoti, purché si essaminassero fra il termine che li fosse assegnato dal detto Em. nostro Protettore Cardinal Cesarini.
Il N.V.P. Fondatore e Generale me ne dà avviso in una tutta di sua mano sotto li 19 maggio 1640 stando io in Messina, e mi dà la raggione con queste parole.
« Qui sono stati con Breve dichiarati li fratelli Reclamanti che hanno fatto la professione avanti 21 anno per chierici, et con ordine espresso delSig. Cardinale Protettore, essaminati alcuni, e delli approvati per ordini sacri si sono ordinati quatro etc. Questo al mio parere è proceduto dal consiglio del P. Torquato de Cupis, che è stato Maestro del Sig. Cardinale, et così anche ha inteso il Papa, e vuole che sia così, però è necessario haver patienza e rimediare al resto al meglio che si potrà ».
Il detto P. Torquato de Cupis era Giesuita, et essaminatore pu-blico in Roma, e però li passò tutti; se fu per maggior gloria di S.D.M. o per fine di mantenere nella nostra povera Religione l'inquietudine ne lasio il giuditio al medesimo Signore.
Lettera dell'Em. Cesarmi nostro Protettore a me<ref group='Notas'>A margine: «N.B. - Hae literae Emi Cesarmi non correspondent narra-tioni superiori. Nam narratio est de laicis. Literae de Sacerdotibus gemiensibus »</ref>. M.R. Padre - Ho veduto quanto V.P. con altri Padri m'han scritto con la sua de 23 del passato in proposito del Breve di N.S. publicato per beneficio e quiete della Religione, et essendo stati già sentiti i Padri Reclamanti, e discusse da persone dotte, e non interessate le loro ragioni, che quasi sono state di tutti le medesime si è risoluto che ciascheduno si debba quietare e riverire la dispositione del Breve predetto come già ha fatto la massima parte. Sia pertanto cura di V.P. di disporre i Padri di costì al medesimo che ne bavera merito presso il Signore e farà ancora a me cosa gratissima. Me le raccomando nelle sue orationi. Roma 18 feb. 1640.
di V.P. il Card. Cesarino.