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Dopo la publicatione in Roma del Breve della nostra redutione in Congregatione sogetta agli Ordinarii, Mons. Ill.mo e R.mo Francesco Maria Spinola Vescovo di Savona, si fisse nel suo pensiero di voler porre nella nostra casa di detta città il suo seminario, afinchè del tutto stessero in detta casa a mangiare, e dormire sotto la direttone de nostri Padri, come di già prima nell'haveva data per le scuole. Pensarono li nostri Padri, che questo era peso assai grave, e di molta consideratione per li accidenti che ne potevano avvenire, e così scrissero a Roma a noi altri per consiglio et aiuto. Si giudicò non istesse bene, e che se ne potessero temere delli travagli; si parlò con Mons. Albici, e Mons. Farnese, hora ambidue cardinali, con che si riebbero lettere di molto peso, nelle quali si facceva conoscere a Mons. Ill.mo Vescovo che non poteva violentare li nostri Padri a questo carico, et perchè Mons. Vescovo pretendeva di essere assoluto padrone della casa nostra e Superiore de' nostri Padri per ogni cosa, li fu anche significato di ordine della sacra Congregatione e Sommo Pontefice che non poteva impedire li Padri dal loro Istituto, né comandarli più di quello, che si conteneva nelle loro Costitutioni, per il che non li doveva inquietare per altre cause, mentre per altro vivevano Religiosamente.
 
Dopo la publicatione in Roma del Breve della nostra redutione in Congregatione sogetta agli Ordinarii, Mons. Ill.mo e R.mo Francesco Maria Spinola Vescovo di Savona, si fisse nel suo pensiero di voler porre nella nostra casa di detta città il suo seminario, afinchè del tutto stessero in detta casa a mangiare, e dormire sotto la direttone de nostri Padri, come di già prima nell'haveva data per le scuole. Pensarono li nostri Padri, che questo era peso assai grave, e di molta consideratione per li accidenti che ne potevano avvenire, e così scrissero a Roma a noi altri per consiglio et aiuto. Si giudicò non istesse bene, e che se ne potessero temere delli travagli; si parlò con Mons. Albici, e Mons. Farnese, hora ambidue cardinali, con che si riebbero lettere di molto peso, nelle quali si facceva conoscere a Mons. Ill.mo Vescovo che non poteva violentare li nostri Padri a questo carico, et perchè Mons. Vescovo pretendeva di essere assoluto padrone della casa nostra e Superiore de' nostri Padri per ogni cosa, li fu anche significato di ordine della sacra Congregatione e Sommo Pontefice che non poteva impedire li Padri dal loro Istituto, né comandarli più di quello, che si conteneva nelle loro Costitutioni, per il che non li doveva inquietare per altre cause, mentre per altro vivevano Religiosamente.

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Cap. 16 Altri disturbi successi nelle Scuole Pie di Savona dopo il Breve

Dopo la publicatione in Roma del Breve della nostra redutione in Congregatione sogetta agli Ordinarii, Mons. Ill.mo e R.mo Francesco Maria Spinola Vescovo di Savona, si fisse nel suo pensiero di voler porre nella nostra casa di detta città il suo seminario, afinchè del tutto stessero in detta casa a mangiare, e dormire sotto la direttone de nostri Padri, come di già prima nell'haveva data per le scuole. Pensarono li nostri Padri, che questo era peso assai grave, e di molta consideratione per li accidenti che ne potevano avvenire, e così scrissero a Roma a noi altri per consiglio et aiuto. Si giudicò non istesse bene, e che se ne potessero temere delli travagli; si parlò con Mons. Albici, e Mons. Farnese, hora ambidue cardinali, con che si riebbero lettere di molto peso, nelle quali si facceva conoscere a Mons. Ill.mo Vescovo che non poteva violentare li nostri Padri a questo carico, et perchè Mons. Vescovo pretendeva di essere assoluto padrone della casa nostra e Superiore de' nostri Padri per ogni cosa, li fu anche significato di ordine della sacra Congregatione e Sommo Pontefice che non poteva impedire li Padri dal loro Istituto, né comandarli più di quello, che si conteneva nelle loro Costitutioni, per il che non li doveva inquietare per altre cause, mentre per altro vivevano Religiosamente.

Spiacque a Mons. quest'avviso, e dovunque poteva li travagliava, ed umiliava, li levò li seminaristi dalle loro scuole, e cento scudi annui, che li dava per la detta scuola, scrisse in Roma che li Padri non vi potevano vivere, per essere la città decaduta, che non erano necessarii per esservi li Padri Giesuiti, mosse altri ancora a pretendere con i Padri, et essendovi alcuni cittadini appassionati fece che anche essi scrivessero con molta caldezza. Mossero altri Religiosi per inquietare li nostri P.P. a pigliar casa per contro alla nostra chiesa e casa con dire che non essendo più in stato di Religione non ostavano più le bolle pontificie, et di altri simili modi si valsero per mortificare li nostri Padri, ma in Roma per la Dio gratia si superò il tutto.

Notas